Memòria s. f.: In partic., con riferimento all’uomo (nel quale tale funzione raggiunge la più elevata organizzazione), il termine indica sia la capacità di ritenere traccia di informazioni relative a eventi, immagini, sensazioni, idee, ecc. di cui si sia avuto esperienza e di rievocarle quando lo stimolo originario sia cessato riconoscendole come stati di coscienza trascorsi, sia i contenuti stessi dell’esperienza in quanto sono rievocati, sia l’insieme dei meccanismi psicologici e neurofisiologici che permettono di registrare e successivamente di richiamare informazioni.
Vocabolario della lingua Italiana Treccani
Mi sono più volte trovata dinanzi a monumenti alla memoria di storia recente. Frammenti di muri, come quello del ghetto di Varsavia. Case,quella di Anne Frank nello specifico, apparentemente normali,con finestre, porte, tende e tutto ciò che caratterizza un ambiente domestico, ma nelle quali, in tempo di guerra, si svolgevano due esistenze diverse: una alla luce del sole e l’altra nel silenzio e nel buio della notte. Campi, no, non quelli in cui cresce qualcosa, ma quelli in cui tutto muore. Muore il corpo e la mente e l’uomo perde la sua identità.
Tutte le volte sono rimasta letteralmente senza parole. Muta. Incapace di dire qualcosa. Il silenzio ha preso il sopravvento e ho potuto sentire distintamente, ma con rispetto, il dolore di quanti hanno sofferto, lottato, pianto, urlato ed è stato atroce già questo.

E ogni volta la domanda è sempre la stessa: CHE VALORE DIAMO ALLA MEMORIA?
Il ricordo è il tessuto dell’Identità.
Nelson Mandela